Leggiamo Mc 6,1-6a. Gesù ritorna al suo villaggio dove ha passato quasi tutta la sua vita e non viene accolto bene. Il racconto di Mc – rispetto a quello di Mt e Lc – è molto negativo.

1. Gesù va a Nàzaret . «Partì di là e venne nella sua patria e i suoi discepoli lo seguirono» (Mc 6,1).
Nàzaret è un villaggio della Bassa Galilea, a circa 350-400 m. sul mare e a 30 km dal lago di Tiberiade, con un’ampia visuale verso sud. «Da Nàzaret può venire qualcosa di buono?». (Gv 1,46)- «i suoi discepoli lo seguirono» in quanto stavano incominciando a fare vita comune con lui.

2. Insegna nella sinagoga e viene contestato. «Giunto il sabato, si mise a insegnare nella sinagoga. E molti, ascoltando, rimanevano stupiti…» (Mc 6,2a).
«Si mise a insegnare». La sua andata a Nàzaret non è semplicemente per fare visita ai familiari, ma per annunciare il Vangelo. Lo fa sfruttando il giorno di sabato che riuniva tutti i nazaretani per la cerimonia nella sinagoga. – «rimanevano stupiti» del suo insegnamento. E’ quanto Marco ha già rilevato dell’efficacia della predicazione di Gesù: «erano stupiti del suo insegnamento: egli infatti insegnava loro come uno che ha autorità, e non come gli scribi» (1,22); e anche qui vuole dire che la grazia dell’annuncio è scesa abbondante anche sui suoi compaesani. I nazaretani, da parte loro, sono stupiti di rilevare tanta sapienza in uno che non ha frequentato le scuole rabbiniche (Gv 7,15).

3. Le domande dei nazaretani. «… e dicevano: «Da dove gli vengono queste cose? E che sapienza è quella che gli è stata data? E i prodigi come quelli compiuti dalle sue mani? 3Non è costui il falegname, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Ioses, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle, non stanno qui da noi?». Ed era per loro motivo di scandalo» (Mc 6,2b-3).
– «e dicevano». Dopo questa informazione sul loro «stupore» non ci aspetteremmo le domande che seguono in quanto improntate, purtroppo, a un’incredulità radicale. Ci si può chiedere: Marco ha forse messo in un unico racconto due visite di Gesù, una con una buona accoglienza, l’altra no. – «Da dove gli vengono queste cose?». La domanda, diremmo, è naturale in coloro che gli sono stati compagni di vita e di lavoro – «E che sapienza è quella che gli è stata data?». La domanda sale e si porta all’origine di tanta sapienza. Marco risponderebbe: Gesù è Cristo e Figlio di Dio (Mc 1,1) – E i prodigi come quelli compiuti dalle sue mani? Purtroppo, non approfondiscono tale domanda
– «non è costui il falegname?» (hò téknôn, faber), colui che lavora il ferro, la pietra e il legno.
– «il figlio di Maria». Non dicono un figlio di Maria, ma «il figlio» (hò hyiós) di Maria; quindi quello e non altri. Inoltre, in un testo che presenta la famiglia ebraica sorprende che non venga nominato il padre che, ancora vivo o già morto, doveva pur comparire. Marco direbbe: è «il Figlio del Benedetto», cioè Colui che verrà «con le nubi del cielo» (14,61.62) – – «il fratello di Giacomo, di Ioses, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle…?», Cioè parenti di Gesù «il figlio di Maria». Per esempio, Giacomo e Giovanni in Mc 15,40 son figli di un’altra Maria; che non è la Madre di Gesu. Ai piedi della croce di Gesù morente c’era Maria, sua Madre e la sorella di Maria (Gv 19, 25) – «Ed era per loro motivo di scandalo», di serio inciampo nel conoscere Gesù nella sua realtà profonda.

4. La risposta di Gesù. «4Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua». 5E lì non poteva compiere nessun prodigio, ma solo impose le mani a pochi malati e li guarì. 6E si meravigliava della loro incredulità» (Mc 6,4-6a) .
Gesù risponde con un proverbio popolare che dice, più o meno: un individuo importante non è riconosciuto tale dai suoi compaesani e familiari. Sore simile toccò a Geremia (Ger 11,21). – «non poteva compiere nessun prodigio» perché il prodigio genuino è in rapporto necessario con la fede, o del richiedente o di altri in nome di lui e per lui. – Guarì «pochi malati», quasi come auspicio di cambiamenti futuri, che si ebbero effettivamente .Dopo la risurrezione e in attesa della Pentecoste pregano insieme, gli Apostoli, «Maria, la madre di Gesù, e ai fratelli di lui» /At 1,14). In seguito saranno tra i missionari cristiani (1Cor 9,6). – 6E si meravigliava della loro incredulità».
Conclusione. La serie di domande dei nazaretani, per contrasto, mi fa risalire alla mente una frase di San Gregorio di Nazianzo:«Deus sitit sitiri», cioè: «Dio ha sete della nostra sete»: desidera di essere interrogato, amato, creduto. «Che io ti cerchi, Signore, invocandoti, e t’invochi credendoti, perché il tuo annunzio ci è giunto. T’invoca, Signore, la mia fede, che mi hai dato e ispirato mediante il tuo Figlio fatto uomo» (Agostino, Confessioni, 1,1).

P. Giuseppe Crocetti sss