I discepoli di Emmaus (2)
Leggiamo Lc 24,28-35. E’ la seconda parte dell’episodio dei discepoli di Emmaus, quella centrale e risolutiva, quando il Risorto spezza il pane, si fa riconoscere e scompare, immettendo simultaneamente in loro una luce del tutto nuova.
1. Resta con noi, Signore, perché si fa sera. – «28Quando furono vicini al villaggio dove erano diretti, egli fece come se dovesse andare più lontano. 29Ma essi insistettero: “Resta con noi, perché si fa sera e il giorno è ormai al tramonto”. Egli entrò per rimanere con loro» (Lc 24,28-29).
Con quel «quando» – letteralmente: “e avvenne che” – Luca passa a una scena nuova. – Il «villaggio» è Emmaus-Qubeibe. – I due «insistettero», quasi lo “costrinsero” (parabiázomai) a fermarsi; il che dice come il Risorto aveva già conquistato la mente e il cuore di quei discepoli. – «Resta con noi» perché la tua compagnia sta diventando per noi necessaria. E portano come ragione il fatto che la giornata ormai volge al termine.
2. A tavola spezzò il pane. – «Quando fu a tavola con loro, prese il pane, recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro» (Lc 24,30).
Con questo nuovo «quando» (= e avvenne che) Luca orienta ora tutta l’attenzione sulla scena di Gesù che si mette a tavola – «fu a tavola» con i due – e che ripete sul pane quei quattro gesti che fece sul pane istituendo l’Eucaristia: “prese, benedisse, spezzò, diede”. Era proprio quanto aveva fatto nel Cenacolo: «Poi prese il pane, rese grazie, lo spezzò e lo diede loro, dicendo: Questo è il mio corpo...» (22,19).
Luca non vuole dire che Gesù ha dato ai due il pane consacrato. Infatti si limita a richiamare solo i gesti di Gesù mentre tralascia la formula sul pane che li determina; tralascia anche gesti e parole che riguardano la consacrazione del vino. Rimane, però, ben sicuro il rimando all’Eucaristia.
Luca vuole, invece, scuotere con forza la coscienza della sua comunità – e di ciascuno di noi – sul ruolo fondamentale della celebrazione eucaristica nella vita cristiana. Egli chiuderà questo brano riassumendo l’esperienza dei due con queste parole: «Ed essi narravano ciò che era accaduto lungo la via e come l’avevano riconosciuto nello spezzare il pane» (24,35). Ora, nel periodo apostolico, «spezzare il pane» stava a indicare la celebrazione eucaristica. «Erano perseveranti nell’insegnamento degli apostoli e nella comunione, nello spezzare il pane e nelle preghiere» (At 2,42). E’ quanto attesta Luca stesso per la Chiesa di Gerusalemme. Ai cristiani della chiesa di Corinto Paolo pone la domanda, che richiede risposta affermativa: «Il pane che noi spezziamo, non è forse comunione con il corpo di Cristo?» (1Cor 10,16).
3. Il Pane e la Parola tengono aperti gli occhi della fede. – «31Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero. Ma egli sparì dalla loro vista. 32Ed essi dissero l’un l’altro: “Non ardeva forse in noi il nostro cuore mentre egli conversava con noi lungo la via, quando ci spiegava le Scritture?”» (Lc 24,31-32).
Mediante la frase «i loro occhi» Luca stabilisce un significativo contrasto: i due discepoli passano dagli occhi chiusi agli occhi che si aprono. «Ma i loro occhi erano impediti a riconoscerlo» (Lc 24,16); «Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero» (24,31).
Il ruolo della Parola è essenziale: «Ardeva in noi il nostro cuore mentre egli conversava con noi». «Infatti la parola di Dio è viva, efficace e più tagliente di ogni spada a doppio taglio; essa penetra fino al punto di divisione dell’anima e dello spirito fino alle giunture e alle midolla …» (Eb 4,12-13).
E’ il Pane eucaristico che porta a compimento l’efficacia della Parola: «spezzò il pane, … lo riconobbero nello spezzare il pane» (Lc 24,31), «e come l’avevano riconosciuto nello spezzare il pane» (24,35). «Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me ed io in lui» (Gv 6,56).
4. I due ritornano a Gerusalemme. L’apparizione del Risorto a Pietro. – «33Partirono senza indugio e fecero ritorno a Gerusalemme, dove trovarono riuniti gli Undici e gli altri che erano con loro, 34i quali dicevano: “Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone!”». 35Ed essi narravano ciò che era accaduto lungo la via e come l’avevano riconosciuto nello spezzare il pane» (Lc 24,33-35).
Partirono subito per comunicare la notizia a Gerusalemme. Vengono, però, preceduti: «Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone!». A sua volta Paolo, chiamandolo Cefa-Pietro, col nome datogli da Gesù, attesta: «apparve a Cefa e quindi ai Dodici» (1Cor 15,5).
Conclusione. Muoviamoci anche noi sul binario: Parola-Eucaristia. “Accedit verbum ad elementum et fit sacramentum, etiam ipsum tamquam visibile verbum” (Agostino, In Jo., 80,3): “Si unisce la parola all’elemento, e nasce il sacramento, che è, a sua volta, come parola visibile”.
P. Crocetti sss